Cos'è un sottoblog? Un blog in un blog. In questo si parla di come non arrestare l'evoluzione della specie.

1 aprile 2015

Éire - Diario dall'Irlanda

DUBLINO

La prima scoperta che ho fatto andando a Dublino è che anche quelli con gli occhi chiari vogliono bene ai propri bambini. Lo so, è difficile da credere ma è così. Appena arrivato sono andato a prendere una Guinness da Mossy, il primo amico in Irlanda. Dalla sera stessa è stato subito chiaro che il clima sarebbe stato caldo (e soleggiato nei giorni seguenti), in barba ai luoghi comuni. Sarà che io gli porto il sole, anche quando sono stato a Londra c'era un sole che spaccava le pietre. Certo è che a Dublino fa più caldo di Potenza.

Ho fatto colazione la mattina successiva con salsiccia, pancetta, patate e fagioli. Dopo una visita del centro un po' superficiale ho visitato la fabbrica della Guinness la quale si autodefinisce la attrazione numero uno di Dublino. A visita conclusa posso dire che lo fa a giusta ragione. In sette piani si alternano cavolate da turisti e alcune cose molto fighe. Ho imparato a spillare una pinta nel modo ottimale.

Contrariamente a quello che pensavo non potrei mai vivere qui, è proprio con la Giunness che ho un problema di moderazione. A questo proposito possiamo parlare dei pubs, tutti bellissimi. A Dublino ogni numero civico corrisponde ad un locale seral-notturno, i quali insieme formano una buona metà del PIL dell'intero stato. Ciò avviene anche perché hanno un'ottima musica e suonano sette giorni a settimana dal vivo e questo fa in modo che calare una pinta dopo l'altra sia un gesto naturale e inevitabile. In Irlanda tutti, tutti, mi chiedono sempre come sto, sempre. Beh signori, io sto bene perché me lo chiedete voi.

Sono stato a Phoenix park, enorme, sette chilometri quadrati con una colonia di daini liberi che lo abita. Una cinquantina, sono stato con loro per un po'. Tornando sono passato davanti la casa di Joyce. Il fiume Liffey che la attraversa è un bel fiume (mi piacciono i fiumi) e contrariamente a quanto si vociferi la sua acqua non viene usata per produrre la Guinness, i ponti sono modesti. Temple Bar è la zona del passeggio serale, piena, animata. Penso di esser passato davanti alla caserma di Michael "Mick" Collins ma non l'ho trovata, dopotutto era segreta.

BELFAST

A Belfast, capitale dell'Irlanda del nord, sono stato solo un giorno. Ho cambiato venti euro in sterline e fatto un giro del centro. Carina, Belfast è la capitale mondiale dei punkabbestia, ciò significa che moltissime persone hanno i capelli blu e sono tutti tatuati. Non sto dicendo che è una cosa che non mi piace, anzi. La principale attrazione di Belfast è il cantiere del Titanic che adesso ospita un museo a tema e un memoriale.


CONCLUSIONI

Le mie conclusioni sulle città sono estremamente positive, la vita non sembra essere troppo impossibile grazie alle dimensioni contenute e sono buone mete di viaggio, a meno di essere astemi. È stato un viaggio molto da turista tuttavia e il turismo è peccato capitale. Uno di quei pochi peccati che anche secondo me non si devono commettere.

4 gennaio 2015

Nachricht für Mama - Diario dalla Germania

Vorrei cogliere l'occasione per dire a mia madre che dal 20 al 22 Gennaio non tornerò a casa a dormire perché sarò in letto tedesco o lussemburghese. Per sua tranquillità devo aggiungere che non è periodo di esami universitari. Mi dispiace, ma il biglietto costava troppo poco per non prenderlo.

Ti voglio bene mamma.

AGGIORNAMENTO DEL 08/01

Siccome - ahimè - dalla vita non si può avere tutto il mio viaggio è stato ridimensionato eliminando purtroppo la tappa in Lussemburgo.

Nachricht für Mama

Appena tornato dalla Germania, due appunti come di consueto. Appena sceso dall'aeroporto mi ha investito una folata fredda, intorno era tutto innevato e il clima era in pieno stile Potenza. Prendiamolo come un modo gentile di farmi sentire a casa magari. Sono arrivato a Francoforte a notte inoltrata e sono andato dritto a dormire, complessivamente ho impiegato circa otto ore di viaggio per raggiungerla. Il mattino successivo sono arrivato a piedi al centro, città viva, piena di gente per strada. Piacevole. Il Meno, il fiume che l'attraversa, nottetempo offre una bellissima inquadratura dei grattacieli illuminati, "americana" la definirei. La gente scorre ma non ha proprio la faccia della felicità a dirla tutta. Francoforte è la prima città fra quelle che ho visitato in cui una volta versata nel boccale la birra diventa sempre più fredda man mano che passano i minuti, tale la temperatura. Città natale di Goethe (non ho visitato la sua casa comunque, abbiamo un brutto rapporto io e lui). Solo una domanda: come si fa a cantare in una lingua come il tedesco? Molte belle ragazze, questo sì.

Da subito si conferma il dubbio che avevo: di Francoforte la guerra non ha lasciato nulla.

Apro una parentesi sul Römerberg, la piazza del municipio. 

Leggo che nel XVI secolo avrebbe avuto la fama d'esser la più bella piazza del Sacro Romano Impero. Il centro storico oggi è ridotto a questa sola piazza (nemmeno così grande) e per di più il mio sospetto è che anche la popolazione se ne sia dimenticata, pur rimanendo l'angolo più bello della città. Dico questo perché la vita in città è altrove, il passeggio serale altrove e quella piazza diventa un pittoresco set fotografico per cinesi e nulla di più. Lo dimostra più di ogni altra cosa la mancanza di illuminazione artificiale notturna, incredibile. Un mausoleo a quello ch'è stato e ad una memoria da non rivangare per non rischiare di diventare tristi. D'altronde è anche questo che fa la guerra (immagino), fa perdere la memoria. Al di là di questa piazza e di qualche sparuta chiesa non c'è nulla che non sia più vecchio di mia nonna in giro per la città. Mi ha ricordato Rotterdam e i motivi per cui non mi era piaciuta e per questo motivo Francoforte non mi ha dato nessuna rivelazione, dico la verità. Sono molto contento di esserci stato, ma non sono tornato diverso.
Questa è una tragedia, subito dopo le umane perdite v'è la terribile tragedia d'aver perso bellezza, in tutta Europa. Ricostruire poi è stato come mettere una pezza che tale rimane. A Francoforte, tale il nulla che è avanzato, sembra che la guerra non ci sia stata mai. Non so se mi spiego.

Ho visitato lo Zoo che ho scoperto essere fra i più grandi d'Europa, questa cosa ha sollevato in me vari problemi di etica ma ho voluto farlo comunque. Sono stato occhi negli occhi con una tigre, fenomenale.


22 ottobre 2014

Malta in cerca di titolo

04/09: dopo la veloce visita in Belgio di questa settimana a metà mese prossimo sarò a Malta, più a Sud di quanto sia mai stato. Come di consueto ci vediamo su questa pagina.

Il bello di quando si scrive un libro è che ogni viaggio è un viaggio di lavoro, andrò a Malta dal 18 al 21 ottobre, in compagnia di un'amica e ne ho un'altra che vive lì. Ho preso un hotel a Gzira, a Nord-Est della Valletta.


7 minuti blu scuri


Anche se la parte che avevo scritto precedentemente riguardo i primi giorni non mi soddisfaceva non l'avrei mai cancellata, è stato qualche bug di sistema o giù di lì a farla saltare al posto mio, mi tocca di ricominciare partendo dai miei appunti purtroppo. Ciò detto ...

Se Malta era in cerca di un titolo un mese e mezzo fa potremmo averlo trovato adesso e potrebbe appunto essere questo. "7 minuti blu scuri" è una piccola frase che mi ha scritto un'amica sulla mano, per dirmi quanto tempo mancasse all'arrivo di un autobus e prendermi in giro sulla mia fissazione per il blu. Il mio viaggio è iniziato da Matera, il giorno dopo che quello in cui aveva vinto la tenzone italiana per la candidatura a Capitale Europea della Cultura. Appena arrivato a Malta già dai primi scalini dell'aereo uno schiaffo di caldo mi ha subito preso in faccia. Umidità incredibile nell'aria, sembra di nuotare. La gente di quel posto - lo scrissi già nella versione precedente - la salva la spinta di Archimede. Già dall'aeroporto ho avuto il mio primo incontro con il maltese, una lingua fatta di arabo mischiato all'italiano del sud. Ho imparato che la "Q" è muta e la "X" si legge "Sch". L'albergo era pessimo, come sempre. Niente WiFi (per questo mi trovo a scrivere ora) e uno speciale televisore che si accende ma non si può spegnere poi. Ciò, notavo già, è molto diseducativo per i bambini a mio dire. Aria condizionata fissa, luci sempre accese, forse che a Malta non si paga l'elettricità? Hanno forse un cavetto segreto per scroccare alla Sicilia? Cenato la prima sera (e anche la terza) con un ottimo kebab con riso al curry. Camminando si sente l'odore del curry qualche volta provenire da una finestra, fa parte del loro essere maghrebini. In questo estremo confine dell'Europa quasi tutti parlano un po' di italiano comunque. Hanno un volto mediterraneo. Malta è un esperimento d'Europa, cultura e influenze anglo-germanico-francesi frutto delle dominazioni coloniali si fondono con i paesi del Sud in una salsa d'Italia.

Nota: Forse la migliore cosa che ci è capitata nella vita è di essere nati sul Mediterraneo.

Tutte le costruzioni sono in pietra maltese quindi è tutto un po' paglierino intorno, ci sta bene comunque. Diventa suggestivo vedere come le architetture barocche europee non siano nei colori tradizionali, nei colori freddi del marmo e della pietra grigia ma di contro si colorino come un deserto. La Valletta, la capitale, è veramente una bomboniera. La sua intera estensione è pari alla lunghezza del corso di Potenza forse e a me piace vedere come in questi piccoli centri l'uomo preservi la sua umanità e non diventi goccia sperduta nel mare immenso di una metropoli. Forse l'unico neo è che non hanno una cucina caratteristica molto sviluppata, mangiano anatra nel vino rosso. Ho provato un Pastizzi ai piselli (buono ma nulla di eccezionale) e una Ftira (buona ed eccezionale), sono rispettivamente una pasta sfoglia di aspetto simile ad una sfogliatella napoletana ma molto più unta, ripiena di piselli o ricotta, e una specie di panino con tonno, fagioli, peperoni, capperi, cipolla e chi più ne ha più ne metta. Ho mangiato anche un formaggio al pepe, ottimissimo. Ah, c'è un altro neo in realtà: è pieno di italiani, CHE NOIA! Ma come ho detto nei giorni passati, se sono sopravvissuti agli italiani il peggio è passato.

Ho visitato il faro verde del porto della Valletta scavalcando una cancellata, e la Co-Cattedrale di San Giovanni che conserva due Caravaggio e la chiesa di Santa Caterina d'Italia. Sconsiglio i musei, custodiscono robetta solo per spillare soldi ai turisti. Non conservano nemmeno la storia dell'isola, sono piuttosto un ripostiglio di chincaglierie d'argento, per la più bella delle quali non darei più di cento euro. Visita alla città fortificata di Mdina e alle Catacombe di San Paolo di Rabat riadattate a rifugio anti-bombardamento durante il secondo conflitto mondiale e perciò rovinate. La guerra fa anche questo. Visita alle cittadine di Birgu, Isla e Bormla. Bagno alla Golden Bay poco dopo un meraviglioso tramonto. Io e il mare stiamo cercando di fare pace senza grandi risultati da un po'.

L'isola è davvero tutta bella anche se ho visto meno di quanto volessi, qui e lì ci sono cannoni e pare che ogni giorno li facciano tuonare per i turisti. Ho visitato anche Paceville, luogo della movida e della perdizione maltese. Personalmente ci sono andato solo per la perdizione ma essendo un isola dal profondo cattolicesimo in realtà non mi ha fatto molto effetto il loro concetto di perdizione. Fumato lo Shisha ed entrato in due Strip-Club veramente mooolto deludenti, buoni solo per feste di diciotto anni. Malta è un posto dove potrei vivere bene, vale molto di più di quello che costa visitarla. Pensavo che potrei aprirmi un modesto laboratorio per la costruzione di piccole barche di legno e quando sono senza ingaggi mettermi con la chitarra a La Valletta e suonare l'inno di Mameli in mezzo alla strada coinvolgendo gli italiani a unirsi a me e a lasciare una moneta. Guadagnerei bene così. Il sistema di trasporti, mi torna in mente solo ora, mi sembra buono ed incredibilmente economico (biglietto giornaliero 1,50 €).

Sono tornato da Bari a Potenza (che rispetto a Malta ha una escursione termica di 30°) con un passaggio rimediato da una compagnia di attori (che forse non erano attori ma io capisco molto meglio un maltese di un pugliese quando parla) fino ad Irsina, viaggiavano con un peperone legato al collo. All'aeroporto di Malta c'è un pianoforte per chiunque voglia suonare, ci ho strimpellato, la vita è troppo breve per non essere italiani.



25 settembre 2014

La guerra in casa

Per quanto questa possa sembrare una favoletta romanzata non è altro che la cronaca della mia mattinata.



Capita, a voler avere una casa, di ricevere delle visite inaspettate. Capita. Stamattina è arrivato a casa un amico che non vedevo da tre anni. È entrato senza bussare, l'ho trovato sul piazzale ad accarezzare il cane. Capita anche un'altra cosa, a voler essere sempre cosmopolita, capita di avere amici che vengono da altre parti del mondo. Ciò è senza dubbio una bella cosa, ma ha per controindicazione il fatto che prima o poi - capita - ti vengano a trovare per dirti che stanno per andare in guerra. Non so a quanti capiti alla fine, sta di fatto che a me è accaduto stamattina.


Prendo questi appunti con una matita senza troppa punta, su un quaderno dove di solito scrivo storie inventate. Capita qualche volta di scriverne di vere come questa. Da quando è nato la Russia e l'Ucraina sono state in guerra cinque volte. Il mio amico si è già preso una pallottola nella gamba e una nel costato, dove hanno ferito persino Gesù Cristo. I denti che porta, a ventisette anni, già non sono suoi. Capita, quando c'è la guerra.

Capita poi che qualche rarissima volta la guerra ci entri in casa. A casa mia non entrava da molti anni. Mi rendo conto solo ora di quante volte in passato ho usato la parola "guerra" in modo improprio. Il mio amico, invece, è scappato da casa di sua madre stanotte. Ha una borsa da palestra per valigia e tira fuori davanti a me una bandiera azzurra e gialla. La dispiega sul tavolo di casa mia, dove di bandiere se ne sono viste solo ai mondiali e neppure così tanto. È mattina, mattina prima, rifiuta il caffè e gli verso un liquore, per lui è normale. Ugualmente poi faccio anche per me perché potrebbe non esserci più occasione. Mi racconta che tre amici suoi sono stati già uccisi e si fa un segno della croce alla maniera degli ortodossi. Non gli piacerebbe, mi dice, se i suoi figli (che non ha) fossero figli di un disertore. A casa sua gli hanno nascosto già tre volte la lettera per i riservisti, finché un amico l'ha telefonato. Capita, certe volte, di pensare anche ai figli che non si hanno o al giorno che si muore. Il mio amico ha un nome che non saprei scrivere, dice che se deve morire vuole morire nella sua terra.

Vado a pranzo che mi sento un vile, alla fine i nostri orticelli sono così tranquilli. Mangia un limone come se fosse un'arancia e usa la parola "frontiera". Cos'è per noi nati dopo Shengen, una frontiera? Non è nulla, nulla. Cosa abbiamo fatto più di chiunque altro per meritare una vita di pace? Nulla. Ieri sono stato a Salerno ed ho comprato un aquilone, non so se mi sono spiegato. Un aquilone. Capita, come mi sta accadendo adesso, di non avere le parole per dire qualcosa che al massimo possiamo immaginare. Il mio amico mi spiega la sua bandiera e quel simbolo, traccia dei segni sulla carta con una penna nera che per me non significano niente, per lui significano "Libertà".



26 luglio 2014

Holland report

GIORNO PRIMO - AMSTERDAM

See you next time, Inshallah."

Il primo giorno è sempre un tempo di perlustrazione e quindi com'è presto per giudicare un luogo e il suo viaggio è presto per scrivere un diario. Ad ogni modo ...

... la città è diversa da molte delle altre che ho visto, la sua bellezza appare diffusa, non concentrata come in altre capitali. Non c'è solo una piazza che spicca ad esempio, ogni angolo gode di quella sua “bellezza media" molto caratteristica. Questa cosa può piacere o deludere, secondo le persone credo. Resta comunque minuscola per essere una capitale, pare si estenda per un raggio di otto chilometri in latitudine e quattro chilometri in longitudine. Un quartiere di Roma in pratica.

La popolazione pare molto educata e consce l'inglese più che bene. Incrociare lo sguardo di uno di loro a volte significa avere un brivido di freddo. Sono germanici, biondi. Barbari.

L'aereo di andata ha avuto più di un'ora e mezza di ritardo e il decollo è avvenuto in condizioni climatiche pessime che ne hanno compromesso la serenità. Pioveva, come sempre. Al Gate A5 avvistate le prime calze strappate. Accaduta in aereo una bella cosa che non mi va di condividere.

Alloggio vicino a Vondelpark, nella zona dove vivono i reali. Una signora del luogo mi ha detto che ho dei buoni vicini, mi sono domandato se io sia un buon vicino. A parte tutto, fatevi una repubblica.

Il vento alza le gonne che non alzano le biciclette. M'ero perso, e questo si sa. Lo sanno tutti. Non intendo ad Amsterdam, nella vita in generale. Visto un mistero ma non era granché. Avvistati anche un.paio volti familiari, da lontano, nella nebbia della folla, ma sono all'altro capo dell'Europa e non può essere.

La città porta i segni di una ferita, Amsterdam è la città di Anna Frank e del suo nascondiglio.
Per ora sono in un fase di definizione del mio vuoto, un giorno passeremo alla sua bonifica.

GIORNO SECONDO - AMSTERDAM

Ho una barba lunghissima. Visita più approfondita alla città, da segnalare i trasporti pubblici davvero troppo costosi. Fra gli scaffali del supermercato avvistato morbido, posato, quasi arreso. Mi piace troppo.

Giro al Van Gogh Museum, un grande artista. La gente gira fra i quadri e parla, invece che osservare il silenzio. Ma tanto, in un posto come questo, che c'avete da dire? Conserva i Girasoli e i più famoso autoritratti, manca la Notte Stellata. Sulle opere non oso commenti.

Cerco qualcosa da cercare io in questo viaggio, aspetto una rivelazione e una buona idea per un libro. Una ragazza ha sbadigliato, aveva le gambe bianche.

Camminando per le strade a volte si viene intrappolati in questo odore di sezione di sinistra, odore di canna. Non mi piace proprio.

I gabbiani volano sulla città, qui una volta era mare. Il vento le muove i capelli, è vestita turchese, smalto rosso. Orecchini piccoli, ma non le servono. Ha notato che la guardavo.

Un thailandese ha gli occhi ingialliti, come presi dal fumo. Disegna ritratti a Rembrandtsplein.

Giapponese, tatuata su un braccio.

Manifestazione di cordoglio alle vittime dell'aereo abbattuto sopra l'Ucraina incrociata a Dam (piazza principale), un fiume di gente vestita di bianco. Candele accese sotto il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, come a ricordare che la lezione non si è imparata ancora.

Ho lasciato la mancia ad una cameriera. Visita al quartiere a luci rosse. Domani Utrecht, a sud-est.

GIORNO TERZO - UTRECHT

Visita al centro città e alla prima chiesa protestante della mia vita, la Domkerk di Utrecht (cattedrale). Luogo bellissimo, di comunione con il mistero divino senza intermediari, senza gradini. L'uomo che ha dritto negli occhi Dio e gli fa: «Ehi tu, ti sto parando, guardami in faccia!». Da ateo galoppante, questo l'ho capito anche solo guardando questa chiesa. Nessuna idolatria, un luogo dove ricongiungere un rapporto che i cattolici hanno forse scucito passando attraverso pretini e pretoni fin su al Papa e gli stessi Santi. Un rapporto esclusivo, fra Adamo e Dio. Mi piace, per quanto non condivida. Al posto che di solito occupa un grosso crocefisso - dietro l'altare - c'è la tomba di un Ammiraglio caduto in una battaglia con gli inglesi.

Una di loro ha le lentiggini (non solo una).

Ballano in piazza, con gli occhi chiusi, fronte contro guancia. Anche loro, alcune rare volte, si sciolgono dagli occhi che hanno.

Un'altra porta i capelli dietro l'orecchio.

Piacevole chiacchierata con un ragazzo (che ragazzo non è più) del Bangladesh. Abbiamo parlato di politica mondiale, filosofia e religione davanti ad una birra. Ho fatto bere persino un musulmano, dopo una certa brunetta è il mio nuovo record.

Domani Rotterdam, buonanotte Italia.

GIORNO QUARTO - ROTTERDAM
Città ultramoderna, a tratti londinese, una city appunto. Centro storico inesistente dopo la guerra, ricostruita per essere un cuore pulsante dell'economia dal colletto bianco. Di città come questa non sono capace di dire più di tanto. Nella chiesa principale (cattolica) si trovano persino un piccolo negozio di monili e un bar, nella chiesa.

Stazione bellissima, una città nella città.

Ho camminato scalzo per un po', poi mi sono comprato un paio di scarpe che mi ringiovaniscono di dieci anni.

Trovata a terra un matita per gli occhi, raccolta. Trovata nel parco principale una statua di Baden Powell, “Stichter van de padvinders beweging".

Non ho preso appunti sulle ragazze del posto come di consueto, non ero dell'umore.

In questa parte del mondo il sole non tramonta prima delle undici in questa stagione. Ci sono molte cose che vi potranno dire di Rotterdam, solo una serve davvero saperla: a Rotterdam solo tagli di capelli.

GIORNO QUINTO - AMSTERDAM

Ultimo giorno prima di tornare in Italia. Accesa una candela nel rovereto ardente di westerkerk, fallita invece la visita a casa di Anna Frank. Da segnalare la scompostezza e l'ignoranza di quanti si fotografavano avanti alla porta con sorrisi da pubblicità del dentifricio e pose da facebook.

Avvistati un paio di occhi azzurri dietro una vetrina di panetteria, con una borsa grandissima. Piove.

Suonata per due volte con un carillon manuale La vie en rose, non comprarlo è stato un errore considerato l'umore del giorno.

Ad Amsterdam ho compiuto dieci anni per la seconda volta, li ho festeggiati con una Guinness al bar della stazione. Poi, perché no, anche undici, la seconda volta, in compagnia di Vele e Julia.

I camerieri italiani sono angoli di paradiso quando sei all'estero, soprattutto quelli terroni.

Ritirato abbraccio gratis a Dam. Adesso posso tornare in Italia.