Cos'è un sottoblog? Un blog in un blog. In questo si parla di come non arrestare l'evoluzione della specie.

26 aprile 2014

Postcard from Budapest

GIORNO PRIMO

Prima volta in Ungheria, decollo appena turbolento dovuto alle condizioni atmosferiche su Napoli. Chi vola da Capodichino deve sapere che troverà di sicuro qualche napoletano a bordo al suo primo viaggio in aereo che di certo si esibirà in una “sceneggiata". A maggior ragione in un giorno di pioggia. Breve scambio di battute con una ragazza tedesca carina sull'aereo, Marlene, spiata la sua carta d'identità al momento dell'imbarco ma non presente su Facebook, seduta troppo lontana, game over. Con Budapest togliamo un'altra città da quelle che mi mancano per finire il giro delle capitali europee, la lingua locale si prevede già abbastanza impegnativa. Atterraggio previsto per le 4:05pm.

Città molto bella, anche se ho visto ancora poco. Clima gradevolissimo. Avvistata a piazza Vörösmarty una ragazza con le collant strappate, è una di quelle cose che mi resteranno in testa per (quasi) sempre. Secondo me una parte della popolazione non ha mai visto il mare. Ricordarsi di riflettere su questa cosa domani e su quanto questo possa modificare la personalità degli uomini.

Domani sapró dire qualcosa di più del luogo. Il Danubio illumininato non ha nulla da invidiare alla Senna, al Tamigi o similari. Avevo un maglioncino di un tessuto ottimo per ricevere abbracci, ma l'ho indossato invano.
Donne ungheresi: lontane. Credo che fosse stato Seneca a dire che mutare il luogo non muta l'animo. Vero, ma è vedere cose nuove, bellezza (di qualsiasi genere) nuova, diversa, che lo risveglia.

Nota di memoria: capire se è il caso di scusarsi per il messaggio di ieri notte. Ricordarsi di portare un bel regalo.

GIORNO SECONDO

Giro della città più approfondito, visita al castello (che è piuttosto una cittadella fortificata) e alla basilica di Santo Stefano. Il primo è molto interessante, borgo fortificato caratteristico, forse un po' stuprato dall'eccessiva commercializzazione della zona. Veduta splendida. La seconda è un capolavoro di solo marmo, degno delle migliori chiese cattoliche del mondo probabilmente. Visitabile gratuitamente come di fatti dovrebbe essere ovunque.

La città palesa subito l'aver voltato decisamente pagina rispetto al suo passato sovietico, meglio di Praga ad esempio, introvabili iscrizioni cirilliche o simboli del regime. Memoria fin troppo ripulita secondo me.
La popolazione parla inglese con disinvoltura, meglio dell'italiano medio di certo. Giro serale del centro con doppio attraversamento del Danubio: coppia architettonica-luminosa molto riuscita. Città priva di grande volume di shopping, per fortuna.

Da citare i numerosi e quasi agghiaccianti segni dell'Universo che ricevo. Conosciuto al castello un suonatore di fisarmonica di Manoppello scalo. Cibo locale pieno di aglio, a quanto ho appreso importato dall'Italia da un reale, frequenti anche erba cipollina, cipolla rossa e paprika, considerata un prodotto locale anche se eredità della dominazione ottomana. Gli ungheresi, contrariamente ad altri paesi est-europei, bevono molto poco, come gli italiani o anche meno.

Ho comprato un sorriso dalla mia compagna di posto in autobus, probabilmente rumena, con un fiorellino giallo colto in una aiuola su un belvedere. Ho già troppi rimorsi per avere solo ventitrè anni, meglio non aggiungere anche questo. Molto carina ma impossibile rivolgerle altre domande sul momento, probabilità di incontrarla nuovamente domani prossime allo zero. Complice l'inquinamento luminoso sopra a Budapest sono visibili solo sei stelle. Ricevuta dalla casa editrice l'anteprima del mio libro impaginato.

GIORNO TERZO

Gli ungheresi si definiscono con orgoglio “Magiari" dalle tribù libere che occuparono per prime questa terra, ignare del futuro di sottomissioni che li stava aspettando. Visita alla via Pàl (in italiano Paal) e alla statua di Ernst Nemesckek (mancano alla tastiera del mio telefono le lettere perché sia scritto correttamente), piccolo eroe della guerra fra le giubbe rosse di Feri Ats e i ragazzi della segheria di Janos, in via Pàl appunto. Nessuna segheria ormai in loco comunque. Chieste indicazioni per arrivarvi ad una bellissima asiatica.

Note sugli ungheresise non hanno quello che cerchi nel loro negozio ti suggeriscono sempre un concorrente dove potresti trovarlo. Hanno gli occhi chiari, ma non sono biondi come i tedeschi.

Ricevuta la rivelazione, di nuovo. Lasciata scappare, di nuovo.

Gli ungheresi sono cattolici, non ortodossi come i loro confinanti. Questa è la risposta a molte e varie domande.

Ascoltato il profumo di molte ragazze, di varie etnie e nazionalità, al  Nagy-vasarcsarnok (mercato), cercando di non farmi scoprire. Come avere il mondo in tasca. O nel naso.

Cosa più importante che ho capito a Budapestla mia prossima ragazza dovrebbe in qualche modo, per l'aspetto e il modo di abbigliarsi ma non solo, ricordarmi un po' gli anni cinquanta. Farmi pensare che la guerra è finita.

Pioggia, poca. Incrociati gli occhi di una ciclista sull'isola Margherita. Incrociati molti sguardi. In serata trovato motivo per essere felice, possiamo provare a riciclarlo all'occorrenza. Piacevo alla commessa oggi pomeriggio, lo ha nascosto malissimo. Forse non ci ha provato nemmeno. Le lenzuola profumano di casa vecchia (espressione con cui intendo la mia prima casa a Teramo). Giro sul Danubio in battelo, imbarcato al ponte delle catene, sbarcato sull'isola di cui sopra. Fallito con grande rammarico il tentativo di una visita notturna a Vienna. Cosa molto triste.

GIORNO QUARTO

Si torna in Italia, il trasporto pubblico ungherese porta da qualsiasi punto di Budapest fino all'aeroporto con settecento fiorini (poco più di due euro) all'aereoporto, mi sembra ottimo. Grande superficialità all'imbarco tuttavia, probabilmente dovuta alla crescita della tensione in Ucraina (anche se ciò non la giustifica, anzi). Check-in senza documenti d'identità, imbarco da un capannone fin sopra all'aereo a piedi. Numerose possibilità di uscire inosservati dai percorsi obbligati.

Piacevole chiacchierata in aereo con una ragazza ungherese, Marietta. Ha riso. Ritorno a Potenza fra poco.

17 aprile 2014

Memoria delle mie puttane tristi

Muore Gabriel Garcia Marquez (col quale mi scuso per non aver ben accentato il suo nome per cause tecniche), qui la sua pagina Wikipedia. Lascia un vuoto nella letteratura mondiale, non c'è molto altro da dire. Premio nobel per la letteratura, le sue opere più famose sono senz'altro "Cent'anni di solitudine" e "L'amore ai tempi del colera". Quello di seguito è un brano che non è tratto da nessuno di queste due, per il principio che nei posti più piccoli e nascosti preserviamo i nostri segreti intimi. Usciamo dalla concezione che nel 2014 non si voglia leggere più di una frase. Vale davvero la pena.


"L'argomento dell'articolo di quel giorno, guarda un po', erano i miei novant'anni. Non ho mai pensato all'età come a una perdita nel soffitto che indica la quantità di vita rimanente. Da molto piccolo avevo sentito dire che quando una persona muore i pidocchi annidati fra i capelli scappano via impauriti sui guanciali con gran vergogna della famiglia. La qual cosa mi impressionò tanto, che mi lasciai rapare a zero per andare a scuola, e i pochi cernecchi che mi rimangono me li lavo ancora col sapone medicinale. Significa, mi dico adesso, che da molto piccolo mi sono formato meglio il senso del pudore sociale che quello della morte. Da mesi avevo programmato che il mio articolo di compleanno non fosse il solito piagnisteo sugli anni trascorsi, ma tutto il contrario: una glorificazione della vecchiaia.

16 aprile 2014

Il teorema delle ciliegie

Perché una ri-evoluzione?



La risposta completa non sarebbe breve secondo me, ma ci limiteremo a citare due fattori principali ai quali daremo un sottotitolo.



Si era meglio quando si stava peggio 

Questa popolare espressione in versione 2.0 introduce bene la situazione della generazione della crisi. Non ho interesse a ripetere i sermoni quotidiani sul lavoro che non viene imboccato e sul vivere a trent'anni con i genitori e seguenti. No, parliamo di crisi di felicità stavolta. Parliamo di come una situazione precaria socialmente, prim'ancora che economicamente, abbia bloccato la ghiandola della fiducia nel futuro dei miei coetanei. Parliamo dunque di chi, non potendo andare indietro (verso quando si era/stava meglio) e non volendo andare avanti (perché si starebbe peggio) resta così, candidamente fermo. E dopo un po', a forza di rimanere fermo e seduto inizia a grattarsi il posteriore senza accorgersi di star tornando, una goccia per volta, alla scimmia che era in lui. Allora, quale sarà il vero atto sovversivo oggi? Credere nei propri obiettivi, progettare, forse.



Il pianeta delle scimmie
La vera storia di come stiamo ritornando dalla Divina Commedia ai graffiti nelle caverne

Il 63% degli italiani non legge nemmeno un libro all'anno. Che cosa voglio dire con questo? Che stiamo perdendo il gusto di elevarci culturalmente e socialmente, che troppe cose inutili ci distraggono dalla nostra natura di esseri in divenire e come dicevo prima ci fermano. “Tutto stagna", direbbe oggi Eraclito e a quel punto sarebbe lì lì per iniziare una filosofica disquisizione del suo pensiero aggiornato ma poi sentirebbe una notifica del cellulare e lo prenderebbe dalla tasca. Per lui nulla di strano, per un ri-evoluzionario di strano ci sarebbe un uomo che tira fuori dalla tasca una banana e la porta all'orecchio. Ma cosa si fa palude dunque? La socialità, lo spirito, persino il piacere di essere tristi, in favore di uno stato di sospensione. Se fate parte di quelli che di un articolo sul giornale leggono solo il titolo e credono di saperla tutta non vi meravigliate, se avrete voglia di salire su un albero non sarà per mangiare le ciliegie migliori.

Evolvere invece è una responsabilità che abbiamo con i nostri genitori e i nostri figli, è una responsabilità che abbiamo con l'Italia. Non arrestare quel passo svelto che ci ha portati fuori dalla caverna, fuori dal buio e fuori dall'acqua è nella nostra inevitabile natura. Su questa pagina (e la relativa pagina Facebook qui) proviamo a seguirla.