Stavolta nulla di così lungo come da Budapest, solo la trascrizione di due pensieri "diogenei".
(anzitutto "dunque" si usa per concludere e non per iniziare, ma io concludo - scrivendolo - tutto ciò che mi sono appuntato in testa negli ultimi giorni)
... quando sono partito per Napoli è stato con il servizio sostitutivo Trenitalia, nel bus forse di italiani ce n'erano solo due, me compreso. Il resto degli occupanti erano magrebini prevalentemente, indiani e napoletani. Che sono prima napoletani e solo dopo italiani. La città è molto caratteristica, ma non ha bisogno delle mie descrizioni. Come pure il concerto dei Dire Straits che mi ha portato lì, non ha bisogno dei miei elogi. Le persone che ho visto, di quelle si potrebbe parlare per pagine e pagine invece. Quando non parlo, quando mi fermo a guardare qualcosa e pensarci, chi è con me forse non lo sa ma io non sono più con lui. A Napoli ho visto fondamentalmente la natura rivelata. Perché già da quel bus io ho pensato una cosa: io sono come queste persone. E se quando ho pensato di parlare di politica in questo blog non mi ha letto nessuno allora devo parlare di uomini.
Anzitutto le cose più buone che nella vita si possano mangiare sono tutte in questa città, e vale la pena provare tutte le cucine del mondo solo per avere l'autorevolezza e il diritto di tornare qui a dire che le cose più buone che nella vita si possano mangiare sono in questo pezzo di mondo. Il Sole stesso, l'hanno inventato qui, l'hanno cucinato qui. E se in pizzeria il cameriere ti fa sedere ad un tavolo già mezzo occupato da qualcuno che non conosci, tanto meglio. La risposta è: siamo umani. E qui ci sono umani veri e ti rendi conto che non ha senso criticare o giudicare i forti contrasti di questa città e di questi umani, devi solo amarli. E se non parlano una lingua formale, se sono inopportuni, disordinati e caotici, se alcuni fanno quasi paura, se l'unità d'Italia qui non è ancora arrivata figuriamoci l'Europa, non importa. Tanto se li devi amare li devi accettare. Se sotto casa c'è una prostituta per ogni lampione magari è sbagliato, ma da viaggiatore di passaggio non devi pensare di cambiarlo, non spetta a te. Devi amare anche quello, perché non puoi scegliere di cosa essere innamorato e di cosa no. Devi amare il pakistano che si addormenta nel bus notturno con le rose invendute in mano perché forse nessuno ha mai preso una rosa per lui, per regalargliela.
(Mi mancavano i venditori di rose, davvero.)
Devi amare chi ti obbliga a mangiare, e devi mangiare. Puoi non farlo, ma dovresti. Devi amare la musica, gli odori e quel modo che hanno di essere come sono. Il colore della carne, il colore carico della pelle e tutti quei tatuaggi. Ci sono volti a Napoli di una bontà unica. Quanti umani veri sono rimasti sulla faccia della Terra? Non lo so, ma qui ne ho visto qualcuno.
(Mi mancavano i venditori di rose, davvero.)
Devi amare chi ti obbliga a mangiare, e devi mangiare. Puoi non farlo, ma dovresti. Devi amare la musica, gli odori e quel modo che hanno di essere come sono. Il colore della carne, il colore carico della pelle e tutti quei tatuaggi. Ci sono volti a Napoli di una bontà unica. Quanti umani veri sono rimasti sulla faccia della Terra? Non lo so, ma qui ne ho visto qualcuno.
Devi amarli perché non puoi fare altro, perché siamo così noi, come i nordafricani, i greci, gli spagnoli. Siamo più simili a loro che ad un nordeuropeo o un americano che pure sono occidentali come noi, e dobbiamo amare questa cosa allora. È una cosa bella da amare secondo me.