“See you next time, Inshallah."
Il primo giorno è sempre un tempo di perlustrazione e quindi com'è presto per giudicare un luogo e il suo viaggio è presto per scrivere un diario. Ad ogni modo ...
... la città è diversa da molte delle altre che ho visto, la sua bellezza appare diffusa, non concentrata come in altre capitali. Non c'è solo una piazza che spicca ad esempio, ogni angolo gode di quella sua “bellezza media" molto caratteristica. Questa cosa può piacere o deludere, secondo le persone credo. Resta comunque minuscola per essere una capitale, pare si estenda per un raggio di otto chilometri in latitudine e quattro chilometri in longitudine. Un quartiere di Roma in pratica.
La popolazione pare molto educata e consce l'inglese più che bene. Incrociare lo sguardo di uno di loro a volte significa avere un brivido di freddo. Sono germanici, biondi. Barbari.
L'aereo di andata ha avuto più di un'ora e mezza di ritardo e il decollo è avvenuto in condizioni climatiche pessime che ne hanno compromesso la serenità. Pioveva, come sempre. Al Gate A5 avvistate le prime calze strappate. Accaduta in aereo una bella cosa che non mi va di condividere.
Alloggio vicino a Vondelpark, nella zona dove vivono i reali. Una signora del luogo mi ha detto che ho dei buoni vicini, mi sono domandato se io sia un buon vicino. A parte tutto, fatevi una repubblica.
Il vento alza le gonne che non alzano le biciclette. M'ero perso, e questo si sa. Lo sanno tutti. Non intendo ad Amsterdam, nella vita in generale. Visto un mistero ma non era granché. Avvistati anche un.paio volti familiari, da lontano, nella nebbia della folla, ma sono all'altro capo dell'Europa e non può essere.
La città porta i segni di una ferita, Amsterdam è la città di Anna Frank e del suo nascondiglio.
Per ora sono in un fase di definizione del mio vuoto, un giorno passeremo alla sua bonifica.
GIORNO SECONDO - AMSTERDAM
Ho una barba lunghissima. Visita più approfondita alla città, da segnalare i trasporti pubblici davvero troppo costosi. Fra gli scaffali del supermercato avvistato morbido, posato, quasi arreso. Mi piace troppo.
Giro al Van Gogh Museum, un grande artista. La gente gira fra i quadri e parla, invece che osservare il silenzio. Ma tanto, in un posto come questo, che c'avete da dire? Conserva i Girasoli e i più famoso autoritratti, manca la Notte Stellata. Sulle opere non oso commenti.
Cerco qualcosa da cercare io in questo viaggio, aspetto una rivelazione e una buona idea per un libro. Una ragazza ha sbadigliato, aveva le gambe bianche.
Camminando per le strade a volte si viene intrappolati in questo odore di sezione di sinistra, odore di canna. Non mi piace proprio.
I gabbiani volano sulla città, qui una volta era mare. Il vento le muove i capelli, è vestita turchese, smalto rosso. Orecchini piccoli, ma non le servono. Ha notato che la guardavo.
Un thailandese ha gli occhi ingialliti, come presi dal fumo. Disegna ritratti a Rembrandtsplein.
Giapponese, tatuata su un braccio.
Manifestazione di cordoglio alle vittime dell'aereo abbattuto sopra l'Ucraina incrociata a Dam (piazza principale), un fiume di gente vestita di bianco. Candele accese sotto il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, come a ricordare che la lezione non si è imparata ancora.
Ho lasciato la mancia ad una cameriera. Visita al quartiere a luci rosse. Domani Utrecht, a sud-est.
GIORNO TERZO - UTRECHT
Visita al centro città e alla prima chiesa protestante della mia vita, la Domkerk di Utrecht (cattedrale). Luogo bellissimo, di comunione con il mistero divino senza intermediari, senza gradini. L'uomo che ha dritto negli occhi Dio e gli fa: «Ehi tu, ti sto parando, guardami in faccia!». Da ateo galoppante, questo l'ho capito anche solo guardando questa chiesa. Nessuna idolatria, un luogo dove ricongiungere un rapporto che i cattolici hanno forse scucito passando attraverso pretini e pretoni fin su al Papa e gli stessi Santi. Un rapporto esclusivo, fra Adamo e Dio. Mi piace, per quanto non condivida. Al posto che di solito occupa un grosso crocefisso - dietro l'altare - c'è la tomba di un Ammiraglio caduto in una battaglia con gli inglesi.
Una di loro ha le lentiggini (non solo una).
Ballano in piazza, con gli occhi chiusi, fronte contro guancia. Anche loro, alcune rare volte, si sciolgono dagli occhi che hanno.
Un'altra porta i capelli dietro l'orecchio.
Piacevole chiacchierata con un ragazzo (che ragazzo non è più) del Bangladesh. Abbiamo parlato di politica mondiale, filosofia e religione davanti ad una birra. Ho fatto bere persino un musulmano, dopo una certa brunetta è il mio nuovo record.
Domani Rotterdam, buonanotte Italia.
GIORNO QUARTO - ROTTERDAM
Città ultramoderna, a tratti londinese, una city appunto. Centro storico inesistente dopo la guerra, ricostruita per essere un cuore pulsante dell'economia dal colletto bianco. Di città come questa non sono capace di dire più di tanto. Nella chiesa principale (cattolica) si trovano persino un piccolo negozio di monili e un bar, nella chiesa.
Stazione bellissima, una città nella città.
Ho camminato scalzo per un po', poi mi sono comprato un paio di scarpe che mi ringiovaniscono di dieci anni.
Trovata a terra un matita per gli occhi, raccolta. Trovata nel parco principale una statua di Baden Powell, “Stichter van de padvinders beweging".
Non ho preso appunti sulle ragazze del posto come di consueto, non ero dell'umore.
In questa parte del mondo il sole non tramonta prima delle undici in questa stagione. Ci sono molte cose che vi potranno dire di Rotterdam, solo una serve davvero saperla: a Rotterdam solo tagli di capelli.
GIORNO QUINTO - AMSTERDAM
Ultimo giorno prima di tornare in Italia. Accesa una candela nel rovereto ardente di westerkerk, fallita invece la visita a casa di Anna Frank. Da segnalare la scompostezza e l'ignoranza di quanti si fotografavano avanti alla porta con sorrisi da pubblicità del dentifricio e pose da facebook.
Avvistati un paio di occhi azzurri dietro una vetrina di panetteria, con una borsa grandissima. Piove.
Suonata per due volte con un carillon manuale La vie en rose, non comprarlo è stato un errore considerato l'umore del giorno.
Ad Amsterdam ho compiuto dieci anni per la seconda volta, li ho festeggiati con una Guinness al bar della stazione. Poi, perché no, anche undici, la seconda volta, in compagnia di Vele e Julia.
I camerieri italiani sono angoli di paradiso quando sei all'estero, soprattutto quelli terroni.
Ritirato abbraccio gratis a Dam. Adesso posso tornare in Italia.